La “magia” della favola felliniana…

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La “magia” della favola felliniana…

c’è tutta, nella “Poesia” di Pinelli, Zapponi, Venturiello e Tutti. Questo è… TEATRO!

di Alfredo Labate Grimaldi (06.02.2009)

…L’abbiamo ritrovata tutta… e intatta e… di più, e quasi “raffinata”, la poesia felliniana de “La strada”, nel ‘dramma con musiche’ “La strada” di Tullio Pinelli (sceneggiatore anche del film, ma storica grande “firma” centunenne e tuttora vivente -AUGURI! – del nostro Teatro e del nostro Cinema, i più gloriosi) e  Bernardino Zapponi (grande firma anche lui, purtroppo anzitempo scomparso) e con Massimo Venturiello (che firma anche la “geniale” regia) e Tosca – inaspettata, grande Gelsomina!
Il testo, sotto l’aspetto letterario, vuol esser un dramma per eccellenza, disegnato non a tinte fosche, ma con i pennelli d’acquerello della favola, perché favolistici vogliono essere i suoi personaggi, anche se si muovono tra le pieghe di una drammatica esistenza quotidiana.

Un lavoro che vuole, esige, anzi, interpretazione ed  allestimento lirici.  Così è stato!

Trova origine dall’omonimo romanzo di Jack London e fu liberamente adattato per il Cinema, nel 1954, da Tullio Pinelli ed Ennio Flaiano, per la lirica, surreale interpretazione di Giulietta Masina e quella, indovinatissima, di Anthony Quinn – regia Fellini – meritando l’Oscar per il miglior film straniero.

Il testo teatrale – di alcuni anni fa – ripropone il “non dialogo” – perché impossibile, date le strutture caratteriali dei due personaggi – tra Zampanò rude, grossolano, con occhi solo alle quotidiane necessità e Gelsomina, altro stampo d’anima: semplice, ma con una vis interna diversa e con – diciamolo- un’anima che sta tra quella d’una bambina … e quella d’un poeta.

Un diverso sentire…  certamente, una diversa visione delle cose.

C’è la strada… palcoscenico della vita ove si muovono i personaggi e che viene da essi consumata nel loro miserevole quotidiano, senza speranze, sbocchi, voli e c’è un’altra “strada”, diversa, degna d’esser cercata, come intendeva Gelsomina. …

L’allestimento è stato all’altezza del testo e ineccepibile, quasi rutilante manuale di teatro ricco d’invenzioni sceniche: teatro completo, dove si recita, si canta (e lo si fa rigorosamente “live”!), si balla… si ride… si piange… si muore! Allestimento e regia  perfetti, geniali ed al limite della commozione, di quell’animale da spettacolo che risponde al nome di Massimo Venturiello e che provoca decine e decine di sentiti applausi a scena aperta.

Certo è che ci vuole sempre tanto coraggio quando si affronta il remake di un grosso successo.

Perché indelebili sono negli occhi dello spettatore le figure primarie che hanno dato vita a quel testo. E, così, come poter dimenticare le “maschere” di Quinn e della Masina?

Così, intelligentemente, Venuriello si è voluto liberare del cliché dato a Zampanò da Quinn e facendo del popolare personaggio, un suo Zampanò, forse più nostrano, ma certamente più credibile. Del resto sarebbe stato impossibile ricreare un Quinn con quelle marcate particolarità fisiche che gli venivano anche dal fatto ch’era di sangue-misto.

Se Massimo Venturiello si è potuto cucire addosso un suo personalissimo Zampanò, altrettanto non poteva fare Tosca, perché troppo unico il personaggio Gelsomina.

Ebbene, Tosca non si è persa di coraggio, non ha temuto paragoni di sorta, è scesa nell’agone ed alla fine ha vinto, perché in una platea osannante alla fine dello spettacolo, nessuno più ha dinnanzi agli occhi lo stralunato e surreale faccino di Giulietta , ma vede ed applaude solo Tosca, insieme a Massimo Venturiello, vero “mattatore”.

E così siamo stati “sbugiardati” solennemente e, francamente ne siamo lieti. Perché pensavamo…”Chi potrà mai dare all’ottima Tosca, dotata naturalmente di occhi così drammatici e penetranti e di una “faccia” così teatralmente interessante, il “visino” unico che la Natura aveva dato a Giulietta?

E chi potrà mai dare – continuavamo a chiederci –  al pur bravissimo nostro Venturiello  –  ormai una garanzia del nostro teatro, del nostro cinema e della nostra televisione, doppiatore ed anche autore di canzoni di successo (‘Il terzo fuochista’, Sanremo 2007, p.e.)  quella grevità fisica quasi da miniera ch’era connaturata nel fisico dello stesso Quinn?”

Doppio applauso, quindi, a chi affronta il remake di un successo, perché, applauso alla bravura – sono eccezionali entrambi, Tosca e Venturiello – e… applauso al coraggio!

I testi delle canzoni – struggenti – sono di Nicola Fano e dello stesso Venturiello. E le musiche, drammatiche e poi… leggiadre, su cui si dipanano i testi, sono di Germano Mazzocchetti.

Con Camillo Grassi che ha delinea bene il personaggio del “matto”, danno saggio di bravura al top, gli “attorcantanti” Franco Silvestri, Barbara Corradini, Gabriella Zanchi, Dario Ciotoli e Chiara Di Bari che coinvolgono il pubblico, collezionando applausi convinti, ad ogni loro uscita dalla scena.

L’ardita metafisica scenografia, è di Alessandro Chiti. Fantastici, nella duplice accezione dell’aggettivo, i costumi di Sabrina Chiocchio. Le perfette coreografie le cura Fabrizio Angelici, ed al disegno luci, poetiche e struggenti, c’è Iuraj Saleri.

Alla fine, gli applausi si sprecano, e per diversi minuti.

Uno spettacolo veramente composito, curato, defatigante, riuscito: insomma… Teatro, della serie… “Quando si dice… “TEATRO”!

Abbiamo motivi per credere che da lassù, Federico e Giulietta siano contenti, e…  applaudano pure loro!

La Compagnia toccherà prossimamente le più importanti piazze, tra cui citiamo a memoria: Catania, dove sarà nel mese di marzo; dal 25 febbraio al 1° marzo, sarà a Messina; starà a Catanzaro dal 15 al 19 febbraio e, per la gioia dei Romani, la si potrà vedere allo storico Valle di Roma, dove si tratterrà dal 17 al 29 di marzo.

Si assiste a vero teatro, ci si commuove, ci si alza dalla poltrona soddisfatti, contenti… vale la pena di vederli… eccome!

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