Ma per CHI si fa Teatro?

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Ma per CHI si fa Teatro?

Per la Critica “colta”… o per il Pubblico?

di Alfredo Labate Grimaldi (16.01.2009)

Se non fosse  per l’indiscussa bravura degli attori tutti -e sottolineiamo tutti! –  non varrebbe la pena – a nostro modesto avviso – sprecare una serata d’inverno per andare a teatro a vedere “Gabbiano-Il volo” tratto da Cechov, dal pur bravo regista Leo Muscato, in cartellone, quest’anno, sulle scene italiane.

Insomma mi dovete spiegare che cosa  significa, sotto l’aspetto culturale e dello spettacolo, l’operazione di sperimentazione pseudo-allegorica messa in atto da Muscato, sul testo cechoviano “Il gabbiano”, con il suo “Gabbiano – Il volo”.

E non statemi a parlare di impegno… “educazionale” del pubblico, per favore! perché dire ciò non è altro che un alibi che non sta in piedi, e voi lo sapete benissimo!

Non solo, ma facendo di siffatte operazioni, il pubblico lo si allontana dal Teatro e lo si diseduca, confondendogli le idee e nello stesso tempo, non facendogli gustare i classici e non facendolo accostare al “vero” nuovo!

Stendendo questo note, c’è venuta quasi la tentazione di lasciare la pagina volutamente bianca e con solo il nome dello spettacolo e basta. Ma sarebbe stato solo sensazionalismo e ci saremmo posti sullo stesso gradino di Muscato,  il quale la stoffa dell’artista, dell’innovatore, ce l’ha, ma pensiamo la usi, talvolta, a sproposito.

E invece vogliamo ragionare e vogliamo domandarvi che senso abbia mettere in scena un ” Gabbiano” che giochi sull’equivoco, perché, poi, “Il Gabbiano” non è.

E non venite a dirci, come abbiamo letto, che… Cechov c’era tutto… perché allora non stiamo parlando di teatro, ma solo di un’altra cosa: di filosofia, forse.

Ma cos’è, allora, quello che rappresenta il buon Teatro? Solo quello indicato da un centinaio di critici, o quello che dice il pubblico applaudendo o meno e uscendo di sera col freddo e pagando il biglietto?

Se il Teatro è solo dei critici, allora noi ci schieriamo dalla parte del pubblico!

Il teatro non è solo fatto di idee e concetti esposti su delle tavole di palcoscenico: queste non servirebbero neppure; basterebbe andare in una sala per conferenze, ma … Teatro è… magia totale di un tutto che ruota attorno ad una idea, ad un concetto, ad una storia ed è… lirica… scena… colore… musica…tecnica… mestiere… arte di… “trasmettere” e… CHIARAMENTE! qualcosa.

E questo qualcosa, questa idea… quel concetto… arrivino alla mente, al cuore dello spettatore e che egli possa elaborarli, metabolizzarli, discuterli o farli suoi, facendo godere, nel contempo, lo spirito, nel sentire, nel vedere un qualcosa confezionato ad arte e con arte.

Il Teatro è pulsione di sentimenti, è connubio, simbiosi tra scena e platea ed essi si confondono, anzi si fondono, annullando lo spazio, percependo, all’unisono, le medesime sensazioni emozionali.

Buon Teatro è quando io spettatore “sento” l’emozione del personaggio e… lui… “sente” l’emozione mia!

E se ci sono degli artisti che hanno in animo di dire qualcosa di nuovo – e Muscato ne è in grado senz’altro! – che ben vengano i loro testi d’avanguardia, di cambiamento, di sperimentazione in un mondo che giustamente deve andare avanti e non rimanere fermo ed ha il diritto ed il dovere di evolversi.

Ed allora ben vengano testi nuovi in sintonia col XXI secolo che stiamo vivendo, ma… per favore… lasciamoli stare dove stanno i miti e non scomodiamoli! E se li vogliamo scomodare, rappresentiamoli così, come essi hanno detto, scritto e voluto scene, allestimenti e quant’altro.

E se qualcuno afferma che siamo fra coloro che vorrebbero fermarsi a Shakespeare, o non ha capito, o, peggio, ciurla nel manico!

Avanguardia, sì, sperimentazione, certo.

Ma facciamo il nuovo con testi nuovi e sarà un Teatro nuovo, un Teatro del secolo XXI, perché cari registi, continuando a fare …”rivisitazioni”… “riletture”… e simili, non facciamo altro che una copia che non sarà mai l’originale, ma sempre “una brutta copia”! E non avremo di certo fatto un favore al Teatro e un buon servizio alla cultura ed alla vera Arte, la quale, ricordiamolo, sempre esige il tempo suo!

D’accordo che  davanti a “Gabbiano” non c’è nemmeno l’articolo  e poi c’è quel trattino e poi ancora… “il volo” e poi c’è quel… “tratto da…”.

Ma dai… è inutile blandire il pubblico con un nome come quello di Cechov, e poi, dover assistere a qualcosa che per assomigliarvi, bisogna fare un lavorio mentale di pseudo-allegoriche cogitazioni!

Insomma è chiaro che all’inizio del secondo tempo, stando così le cose, ci sia qualcuno che manca all’appello! E dai!…

E che nell’intervallo, qualcuno dicesse, con un sorrisino… “Ho quasi timore che ci sia un secondo tempo“….. oppure…”….Ho dormicchiato un po’ anche io“… e ancora…”Nonostante mi sforzi, non ce lo vedo proprio il significato…”

Credeteci, ci si sente male ad ascoltare cose simili, e ci sentiamo offesi come offendessero la “nostra Donna”… perché il teatro è come un’amante!…

E quando vediamo che qualcuno s’alza e va via…  temiamo sempre che, per colpa di qualcuno, poi, non tornino mai più a teatro!

Leo Muscato ha tutte le carte in regola per fare il suo teatro sperimentale, e noi andiamo ad applaudirlo come merita, ma  a nessuno piace “l’equivoco” anche se di estrema abilità professionale.

Ma insomma… cos’è questo “Gabbiano” di Leo Muscato?

Non ve lo vogliamo dire.

Perché chi lo ha visto, ha senno per giudicarlo da sé e chi non l’ha visto, vogliamo che vada a teatro e che lo scopra da solo: magari, anche per poi, spiegarcelo, perché no!

O meglio, desideriamo che entriate nella diatriba: ragione alla critica imperante, colta… “impegnata”… e…”radical chic, ma non sappiamo dire quanto libera, o ragione a noi…

Lo scoprirete voi!

Ecco, vogliamo così, perché amiamo il Teatro, amiamo che la gente vada a teatro, amiamo che dopo spettacolo si apra il dibattito, la discussione, amiamo il “dopo-teatro” dove il Teatro si tramuta in “Cultura”. Ecco, perché diciamo che dovremmo tutti vedere il “gabbiano muscatiano”!

Leo Muscato recentissimamente ha preso un ambìto premio della Critica italiana.

Ora, onestamente, voi mi dovete dire se si fa Teatro per la Critica o per il Pubblico!

Perché alla fine, Signori intellettuali, i conti si fanno con il pubblico e con il botteghino pure, e se la gente si alza e se ne va a metà spettacolo, qualcosa deve pur voler dire!

E non statemi a ripetere la solita stantia solfa che il pubblico è ignorante e va… per l’appunto educato.

Il pubblico, ricordatevelo… non è mai ignorante!
Infatti, alla fine, il pubblico  ha voluto tributare agli attori bravissimi tutti, ripetuti applausi, quasi a voler scindere  gli attori, dall’adattamento.

Ed allora… ce la mettono tutta, sono veramente bravi e son tutti ricchi di potenzialità interpretative, Elena Arcuri, Andrea Pinna, Giulio Baraldi, Deniz Ozdogan, Andrea Collavino, Simone Luglio, Francesca Cutolo, Vincenza Pastore, Rufin Doh, Alex Cendron e Barbara Bedrina.

Bellissimi e degni della “santa madre Russia”, i cori e le musiche.

Struggente e magico, infine, il disegno luci.

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