Le nozze regolari di due uomini, sposi a Madrid
La coppia, un Italiano ed uno Spagnolo, unita in matrimonio, grazie alla legge spagnola
(17.11.2008)
Sono tornati in Italia, ad Oriolo Romano (Viterbo), dove risiedono e si amano, come una normalissima coppia di sposi felici.
Una “spiata” c’era arrivata: di quelle… “sante” per chi fa questo mestiere e come allegato ad una “e-mail” ed era una “partecipazione di nozze”, ma non di quelle consuete:
Michele e Gonzalo
sono lieti di comunicare che il 9 ottobre 2008
celebreranno la loro unione civile
presso la Casa de la Panadería
Plaza Mayor
MADRID
Alle ore 17,40
Dopo la cerimonia incontreremo familiari ed amici presso la Cafetería Chiky, c/ Mayor 24 , dove alle ore 20,00 sarà servito un cocktail
Non era consueta, perché i nomi degli sposi erano entrambi… “maschili”.
Tra il leggere la partecipazione e telefonare al nostro agente di viaggio per un biglietto sul primo volo Roma/Madrid, è stato un tutt’uno, perché eravamo alla vigilia della “fatidica data”.
Volevamo vederci chiaro, vedere di persona, chiedere, capire, riferire!
Insomma la notizia era ghiotta e intendevamo fare il nostro mestiere.
Ci siamo andati!
Nessuna bufala, tutto vero. Ed abbiamo avuto la ventura di assistere ad uno dei matrimoni più belli e commoventi della nostra vita.
Madrid, 9 ottobre 2008, tiepido e luminoso pomeriggio autunnale: nella Plaza Mayor, scenario in altri tempi, di beatificazioni, corride ed esecuzioni in nome della… “Santa Inquisizione”, davanti al sontuoso edificio della “Casa de la Panaderìa”, c’è una inconsueta animazione.
E’ un giovedì, giorno in cui la 1ª Circoscrizione dell’Excelentisimo Ayuntamiento di Madrid celebra i matrimoni civili nella stessa sala dal cui balcone, anticamente, le regali maestà assistevano agli spettacoli nella piazza sottostante.
Adocchiamo una piacente ed elegante signora di mezza età: è chiaramente una invitata. Ci presentiamo, ci qualifichiamo come giornalisti italiani e letteralmente vi ci appiccichiamo addosso: è una amica degli sposi e potrà aiutarci a… capirci qualche cosa. Lei sarà la “cronista” dei cronisti venuti dall’Italia.
Arriva una Mercedes coupé infiocchettata da cui scendono una giovane signora, elegantemente vestita e sorridente, seguita da un signore biondo e un po’ pelato, con tanto di baffi e con gli occhi chiari e luminosi – Gonzalo – ci suggerirà la “nostra cronista”. Un fotografo li sta aspettando e comincia a scattare. La gente si avvicina incuriosita. Poco dopo arriva un’ altra macchina, ne scende un giovanottone con un impeccabile abito scuro che va ad aprire l’altro sportello. Un uomo di mezza età, abbronzantissimo – Michele, ci suggerisce la nostra ormai stretta collaboratrice, dandoci di gomito – con il volto incorniciato da una curata barbetta tra cui spunta qualche pelo grigio, scende anche lui dalla macchina. Altri scatti del fotografo. Anche alcuni turisti che nel frattempo si sono avvicinati cominciano a scattare delle foto.
“Permette, possiamo fare una foto?” “Certo, con piacere, ma guardi che lo sposo è quell’ altro”, risponde Michele, afferrando Gonzalo per un braccio. “Qui in Spagna si può…, ma nel mio Paese, in Italia, no!”.
Dopo aver accolto calorosamente gli sposi, i parenti di Gonzalo, quelli di Michele, venuti appositamente dall’ Italia e i numerosi amici di entrambi si avviano a prendere posto nel Salón Real, per l’ occasione sobriamente addobbato con delle piante verdi, mentre nell’ aria echeggiano sommesse le note di una musica di Bach. Sul tavolo, davanti al quale prendono posto i contraenti accompagnati da due testimoni, sono posati la “vara de mando”, cioè il bastone simbolo dell’ autorità dell’Alcalde (il Sindaco) ed una cartellina rossa con sovrimpressioni a lettere dorate, contenente il testo che verrà letto dal Concejal (Consigliere comunale) che celebrerà il matrimonio. La cerimonia è breve: gli sposi, dopo aver pronunciato il loro consenso a contrarre matrimonio, si scambiano gli anelli.
“Fuori programma”: un’ avvenente signorina, figlia di un’ amica comune degli sposi, dà lettura di un breve testo, molto emozionante, che fa spuntare i lucciconi agli occhi di più d’uno dei presenti.
Dissipatasi, tra qualche lacrimuccia, la tensione del momento, si procede alla firma dell’ atto di matrimonio e, altro fuori programma, alla firma, anche da parte del Concejal, dell’ album ricordo predisposto per l’ occasione da quel giovanottone che segue Michele come se fosse la sua ombra.
Il “giovanottone”, oltre ad essere testimone di Michele, è un ex-alunno della Scuola Italiana di Madrid, ormai in procinto di laurearsi a pieni voti in una prestigiosa università madrilena, che Michele, dopo aver lasciato l’insegnamento nella stessa scuola, ha seguito negli studi fino all’esame di Maturità. L’ altra testimone è un’ insegnante di Storia nelle scuole superiori, preparatissima e impegnata, compagna d’ infanzia di Gonzalo.
E poi ci sono tutti gli altri amici, i genitori del ragazzo, con la madre che fa da regista della cerimonia perché tutto si svolga secondo quanto lei, funzionaria del cerimoniale, ha minuziosamente predisposto e il papà, medico, che ha gentilmente messo a disposizione la sua auto. Ci sono i vicini di casa, i compagni di lavoro, gli amici degli amici che sono diventati amici di Gonzalo e di Michele con i quali hanno condiviso quasi una vita (Maria Dolores, la nostra “personale cronista”, ci dice che gli sposi hanno vissuto una ventina d’anni, in Spagna), la loro “collaboratrice familiare” che si scioglie in lacrime, i parenti, che magari s’ incontrano solo ai matrimoni e ai funerali, comunque felici per la lieta conclusione di questa storia.
All’ uscita, tradizionale pioggia di riso, ancora foto, baci, abbracci e poi i novelli sposi si allontanano, accompagnati dai testimoni, per le foto ricordo di questa giornata indimenticabile, nella splendida cornice dei giardini del Palazzo Reale, aperti per l’occasione e per intercessione di Pilar, organizzatrice della cerimonia.
Ed è a questo punto che, approfittando della parentesi tra le fotografie di rito ed il ricevimento, come un francobollo ci appiccichiamo ancor di più a Maria Dolores e la seguiamo, per farci raccontare qualcosa di più di questa storia.
Maria Dolores ci sorride e paziente, si arrende. In cambio le promettiamo che quando verrà a Roma come turista, le faremo gratuitamente da cicerone!…
“Il rito laico celebrato oggi – ci dice la nostra nuova amica – suggella una lunghissima relazione, consolidata da una convivenza più che trentennale (32 anni per la precisione), quasi tutta vissuta a Madrid, dove Michele, dopo aver conosciuto Gonzalo, qui, era riuscito ad essere destinato presso la Scuola Italiana di Madrid.
Avevano ben chiaro fin dall’ inizio, continua Dolores, che le loro strade, incrociatesi per caso una sera d’estate a Madrid, dovevano proseguire insieme.
Gonzalo, impiegato presso una grande società spagnola a partecipazione statale, perde il suo posto di lavoro a seguito della crisi verificatasi in Spagna agli inizi degli anni ´80. Inizia allora un’ attività commerciale in proprio nel settore dell’abbigliamento, protrattasi fino a pochi anni fa quando entrambi, ormai in pensione, decisero di trasferirsi in Italia, dove si stabilirono in un tranquillo paese nei dintorni del lago di Bracciano, sperando che le promesse di un riconoscimento delle coppie di fatto da parte delle forze politiche che scendevano allora in campagna elettorale venissero mantenute.
Ma tutti sanno come sono andate le cose.
Infatti, questo matrimonio, dice M. Dolores, anche se “istruito” presso il Consolato spagnolo di Roma, si è dovuto celebrare in Spagna, per l’ impossibilità ad essere celebrato presso i Consolati in quei Paesi dove non viene legalmente riconosciuto, in barba alla Comunità Europea!
In ogni caso, conclude Maria Dolores, per Michele e Gonzalo, la giornata di oggi ha rappresentato il raggiungimento di un traguardo e come tale hanno voluto che venisse festeggiato come… Dio comanda!”
Intanto s’è fatta l’ora del ricevimento.
L’appuntamento con i circa cinquanta invitati era stato fissato per le ore 20,00 in un locale caratteristico a pochi metri dalla Plaza Mayor, gestito da amici degli sposi. La cena, a base di piattini sfiziosi, è stata movimentata dall’ irruzione, preparata dai proprietari del locale all’ insaputa dei festeggiati, della “tuna”, caratteristico quartetto di menestrelli spagnoli che, in omaggio all’ italianità di uno dei contraenti , hanno intonato ‘O sole mio suscitando l’ entusiasmo degli italiani presenti.
La serata è proseguita in un’atmosfera particolarmente emozionante, amici che si ritrovano insieme dopo una lunga assenza e che strappano agli sposi lontani dalle loro case promesse di ritorno che sarà difficile che non vengano mantenute. A conclusione della serata, dopo l’ inevitabile taglio della torta, la distribuzione di sigari ai signori e di un piccolo omaggio alle signore, gli invitati abbandonano la sala per scendere al piano inferiore dove, come vogliono le usanze spagnole, “el baile” si protrarrà fino alle prime ore del mattino.
red.