Alitalia in pezzi: si possono rimettere insieme i cocci?

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Alitalia in pezzi: si possono rimettere insieme i cocci?

Abbiamo intervistato il comandante Carlo Parisini

a cura di Alfredo Labate Grimaldi (15.09.2008)

Carlo Parisini: ex pilota militare presso il 2° stormo caccia-bombardieri e successivamente istruttore di volo per 8 anni in A.M.

In Alitalia dal 1987, prima come copilota di MD80, 5 anni da F/O su Boeing 747 sulle rotte di Lungo Raggio, dal 1997 Comandante di Airbus 319-320-321 con oltre 13000 ore di volo e responsabile Crew Accomodations di “Unione Piloti” .(una delle due associazioni professionali piloti che raccolgono la quasi totalità dei piloti Alitalia.

Comandante, di chi o cosa la colpa di quanto accaduto?”

“Le colpe vanno ricercate alla fine degli anni ’70 quando la mano politica cominciò a intromettersi pesantemente nelle vicende della Compagnia, che fino a quel momento era tra le prime 4 compagnie mondiali, per traffico trasportato e qualità dei servizi.
L’intromissione politica si sviluppo’ in due modi distinti ma concatenati.
Da una parte la nomina di amministratori e dirigenti assolutamente incapaci che hanno portato la Compagnia allo sfascio completo dei processi industriali necessari al funzionamento di qualsiasi azienda, assunzioni clientelari e contratti di fornitura contro logiche di mercato.
Dall’altra parte la politica ha dettato le strategie (suicide) di Alitalia in questi anni. Malpensa ne è un fulgido esempio dove, per giustificare l’apertura di un aeroporto “in mezzo al nulla” senza togliere alla SEA (feudo della Lega), le ricche royalties su Linate si è condannata la Compagnia a dei costi industriali esorbitanti, senza peraltro guadagnare fette di mercato che prima erano gestite a costo contenuto sull’aeroporto di Fiumicino. Valga per tutte, anche l’esempio del volo su Albenga, operato da Alitalia con mai piu’ di 18 passeggeri… ma fortemente voluto dall’allora Ministro degli Interni, Scajola, per collegare il suo collegio elettorale con Roma.
Ma potrei continuare per ore a fare esempi di dilapidazione di capitali pubblici.”

Cosa si poteva, anzi si doveva fare, per evitarlo?”

“In un mondo sempre piu’ globalizzato, in cui il trasporto aereo si muove su logiche di mercato, già da anni, si sarebbe dovuto aiutare lo sviluppo e la concorrenza attraverso un Piano sul Trasporto Aereo Nazionale, quale tutte le nazioni civilizzate hanno da tempo e che non ha mai visto la luce in Italia che nel frattempo è diventata il Far West. Questo, al contrario di nazioni come Francia , Germania e Spagna che lo attuano già da anni e dove tutti hanno trovato la loro collocazione e dove , guarda caso, le compagnie di bandiera sono tutte in attivo. Queste compagnie, noi vogliamo prendere ad esempio, contro le speculazioni della pseudo-imprenditorialità italiana.”

Ora, cosa fare di concreto, per salvare la … classica capra e pure i cavoli?”

Serve coraggio, da parte di tutti.
Da parte della CAI – che non deve accontentarsi di avere facili guadagni, dove con l’80% del mercato nazionale in loro mano e l’Antitrust imbavagliata per un anno, non possono perdere denaro neanche volendo. Devono capire che misurarsi con la concorrenza estera non è impossibile, ma serve essere aggressivi sul mercato (specie il Lungo Raggio) e non abbandonarne fette che saranno irrecuperabili in futuro.
Da parte del Governo che, se vuole avere una Compagnia di Bandiera accollando alla collettività anni di sperpero di denari pubblici e regalando un ricchissimo mercato all’imprenditoria privata italiana, deve richiedere ad essa un impegno maggiore.
Da parte dei sindacati, che non devono permettere di buttare a mare professionalità e conoscenze, solo per continuare ad essere riconosciuti come interlocutori privilegiati.
I piloti sono pronti a fare la loro parte, da sempre.”

Era … meglio Air France?”

“L’Air France non comprava l’Alitalia: comprava e per un pugno di lenticchie, l’intero trasporto aereo italiano!
Il suo non era un piano di salvataggio di Alitalia, bensì l’acquisto, in saldi, dei ricchi slot di Alitalia, del suo mercato, appetibile da tutte le compagnie e ci avrebbe lasciati fra 3 anni, in condizioni peggiori delle odierne. Ma l’avrebbe fatto senza soldi pubblici italiani.”

Vita da pilota uguale vita da… nababbi, oppure… non è tutto oro quello che luccica o… cosa?”

E’ il lavoro piu’ bello del mondo. E poter fare il proprio lavoro con passione, porta, spesso, ad essere invidiati. Sfortunatamente, troppi sono coloro che non possono dire la stessa cosa del loro.
Ho un ottimo stipendio, ma confrontandolo con i miei colleghi europei, sono il fanalino di coda in Europa. Il contratto che ci è stato proposto è al di sotto degli standard anche della peggiore Low Cost :Ryanair.
Per questo molti di noi (come il sottoscritto), stanno preparando i bagagli: all’estero la professionalità è riconosciuta e pagata (non solo monetariamente), anche se, riporre la mia divisa Alitalia in naftalina dopo 21 anni, mi provoca inesorabilmente un po’ di nausea, ma la nausea è anche una Italia che si va impoverendo in tutti i sensi.
Quello che si sta mettendo in atto è la distruzione scientifica di una professione, cercando di mandare in CIGS , poi in mobilità e infine in pensione, piloti che oggi hanno 45-46 anni, distruggendo di fatto carriere e posizioni previdenziali: come potremmo avallare tutto ciò?
Dopo 30 anni che svolgo il mio lavoro onestamente, trovo ancora stimoli, giornalmente, per condurre i miei passeggeri a destinazione, con sicurezza, regolarità, puntualità e massimo comfort.
Questi sono i 4 punti fondamentali del trasporto aereo, validi in tutto il mondo e in cui ogni pilota si riconosce anche se, a parte la Sicurezza (di cui siamo i guardiani piu’ attenti), per l’attuazione degli altri, serve una compagnia efficiente alle spalle.
Spesso dobbiamo supplire alle inefficienze di un sistema malato, ma anche questo fa parte dell’esperienza e della professionalità che oggi vorrebbero frustrare violentemente.
Anni di corsi di perfezionamento, ore di volo, selezioni durissime, controlli al simulatore e visite mediche ogni 6 mesi, corsi di aggiornamento, studio e applicazione di regole, conoscenze della macchina su cui voli e le sue procedure… tutto per arrivare a forgiare un professionista, a cui è permesso un solo errore … l’ultimo.”

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