Una Magistrale Isa Danieli
Al “Trianon” di Napoli con “Ferdinando”
di Alfredo Labate Grimaldi (25.10.2007)
Carlo Ponti, che di Napoletani se ne intendeva avendone sposata una, soleva dire che essi non sono attori, ma artisti: tutti Artisti!
Se alla componente “luogo di nascita” aggiungete che una persona proviene da una stirpe di attori, e che poi svezzata e “curata” da Eduardo – del quale per qualche lavoro, è stata anche “aiuto regista” – è andata anche all’università degli attori, il glorioso “avanspettacolo”, questa miscela genera un nome: Isa Danieli.
Ebbene, con “Ferdinando” di Annibale Ruccello, ma di cui cura anche la “ripresa registica” e la messa in scena, Isa Danieli, per la gioia dei suoi conterranei, è allo storico teatro”Trianon” di Napoli, dal 26 ottobre in poi e fino al 18 novembre.
“Ferdinando” – dicevamo – è opera di Annibale Ruccello, interessante autore e regista teatrale della seconda metà del 900, prematuramente scomparso, appena trentenne.
Il testo ruccelliano è ambientato nei pressi di Napoli, dopo l’annessione del Regno delle due Sicilie all’ormai neocostituito Regno d’Italia. E’ la storia di un tal Ferdinando, giovane dalla bellezza efebica che, arrivato nella casa di una vecchia esponente della nobiltà borbonica ormai scalzata dal nuovo regime, tale baronessa Castaldo, ne scombussola le regole, l’andamento, l’arrendevolezza d’una vita ove pare non ci siano più speranze, turbando l’ormai attempata baronessa, la sua “badante”, ormai appassita ragazza e pure il curato, dai non ben definiti appetiti sessuali: divenendo, così, l’ago della bilancia della vita della casa stessa.
Il giovane turba tutti e tuba con tutti, indipendentemente dal sesso di appartenenza, rendendosi così, tanto indispensabile per le …”esigenze affettive” di tutti, da riuscire nell’intento per il quale si era intrufolato nella casa: quello di venir in possesso d’una cassetta di gioielli e poi… scomparire.
La vita… torna come prima.
La baronessa si rimette nel suo letto di “malata immaginaria” e la ragazza, appassisce ancor di più, perché non può nemmeno consolarsi col curato – com’era suo costume – in quanto lo stesso è stato ucciso dalle due donne, per gelosia del bel Ferdinando.
Il testo, al di là della mera storia, possiede una pur minima pretesa di evidenziare uno spaccato della nobiltà del Regno delle due Sicilie, spiazzata dall’instaurarsi del novo regime. La baronessa Castaldo si rifiuta categoricamente di parlare l’Italiano, lingua straniera, stando a quanto ella stessa asserisce, in quanto lingua appartenente al Piemontese usurpatore; dando, così la stura, per tutta la durata del lavoro, ad una quasi accademica rappresentazione della lingua partenopea.
Il lavoro è portato in scena con accuratezza estrema di particolari e precisione in tutti i reparti in cui si scansiona una rappresentazione teatrale, per poi, infine, assemblarsi.
Superbo, il disegno luci di Giorgio Saleri, come belle,le musiche di Carlo De Nonno. Sapienti e precise le scene di Franco Autiero, così come i costumi di Annalisa Giacci. L’assistenza regia è a cura di Giuliano Amatucci.
Su tutti, emerge, per bravura e padronanza dei suoi molteplici mezzi espressivi ed artistici e della scena, Isa Danieli, esperta timoniera e protagonista bravissima!
A ruota, un bravo Carlo Caracciolo nella parte del bel Ferdinando. Come bravi e nel personaggio, Luisa Amatucci, la serva e Lello Serao, il curato.
Alla fine, applausi per tutti, da parte di un pubblico convinto e soddisfatto.
Info: telefono Teatro: 081/225 82 85